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Tabelle Pivot per il reporting direzionale: il tuo alleato in Excel

  • Immagine del redattore: Jacopo Corubolo
    Jacopo Corubolo
  • 12 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

In ogni azienda arriva il momento in cui è necessario fermarsi e guardare i numeri. Capire dove si sta andando, confrontare i risultati con gli obiettivi, individuare eventuali criticità. È in questi momenti che il reporting direzionale diventa uno strumento fondamentale: una bussola per orientare le decisioni.


Spesso però, costruire un report efficace sembra un’impresa complessa. Come ottenere una panoramica chiara, leggibile e soprattutto aggiornata senza dover rifare tutto da capo ogni volta? La risposta è più vicina di quanto si pensi. È in Excel. Più precisamente, nelle sue tabelle pivot.


Le tabelle pivot sono uno strumento potente, ma ancora troppo sottovalutato. Permettono di trasformare grandi volumi di dati contabili in report dinamici, interattivi e visivamente efficaci. E tutto parte da una buona base dati. Se utilizzi un gestionale, puoi collegarti direttamente alla fonte con Power Query e importare i dati in Excel. Questo ti consente di lavorare sempre su un database aggiornato, eliminando il rischio di errori da copia-incolla.


Una volta importati i dati, la costruzione del report diventa un processo intuitivo. Con pochi clic, puoi creare una tabella pivot che ti consente di analizzare ricavi e costi per centro di responsabilità, mese per mese. Basta trascinare i campi giusti e in pochi secondi ottieni una visione d’insieme ordinata e significativa.


Ma il vero valore si sprigiona quando al report aggiungi interattività e visualizzazione. Gli slicer, ad esempio, permettono di filtrare i dati in modo dinamico, rendendo l’analisi più flessibile e personalizzabile. I grafici pivot, invece, trasformano i numeri in immagini: istogrammi, linee, aree che rendono immediatamente visibili tendenze, variazioni e anomalie.


In un contesto direzionale, la rappresentazione visiva non è un semplice abbellimento, ma uno strumento analitico essenziale. Un grafico a linee può evidenziare un calo progressivo dei ricavi, mentre un istogramma può mettere in luce un picco anomalo nei costi operativi. Queste visualizzazioni facilitano la comunicazione durante le riunioni e rispondono alla cosiddetta regola dei 3, 30 e 300 secondi: un buon report deve offrire una panoramica immediata, una comprensione più approfondita e un’analisi dettagliata, a seconda del tempo e del livello di attenzione dell’utente.


Mappa concettuale per le tabelle pivot nei report direzionali
Mappa concettuale per le tabelle pivot nei report direzionali

Pensiamo a un caso concreto: un’azienda commerciale vuole monitorare l’andamento economico delle sue filiali. Il direttore finanziario, grazie alle tabelle pivot, può filtrare i dati per area, confrontare i risultati mese per mese e visualizzare tutto con grafici chiari. In pochi minuti ha il controllo della situazione e può intervenire dove serve. E se vuole confrontare i dati reali con il budget? Basta aggiungere una colonna con i valori di budget e calcolare lo scostamento con una semplice formula. Le deviazioni saltano subito all’occhio.


Il risultato è un report direzionale completo, elegante e soprattutto vivo. Non un documento statico da aggiornare manualmente, ma uno strumento dinamico, pronto a rispondere alle domande del management e a guidare le scelte strategiche.


Le tabelle pivot, in definitiva, non sono solo uno strumento tecnico. Sono un ponte tra i dati e le decisioni. E una volta che impari a usarle davvero, difficilmente tornerai indietro.


 
 

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